Uninvited

…da quanto non ascoltavo questa canzone…forse uno dei primi CD originali acquistati.
L’ho consumata, questa traccia, in diversi momenti della mia vita. Ogni volta che mi sono sentita “scomoda”, in qualche modo nel posto sbagliato, al momento sbagliato.
Sensazione spiacevole, come quella di un sogno che tante volte mi è capitato di fare in quei momenti. Che è ritornato questa notte.
Nel sogno mi ritrovo in un “esterno” al freddo, deve essere inverno, con il naso schiacciato contro la vetrina di un ristorante a guardare i clienti che mangiano, gustandosi i loro piatti ricercati, i miei palmi delle mani appoggiati al vetro, i loro adagiati su tovaglie immacolate. La scena è quella di un caldo e lussuoso interno; le signore, tutte bellissime e affascinanti avvolte in vestiti meravigliosi, osservate dai loro uomini con sguardi amorevoli e così “maschili”, preludi di una nottata di passione vera.

Ma io fuori. A cercare un motivo per il quale fuori continuo a starci. Senza mai trovarlo, alla fine.

E quello che nel sogno mi rimane da fare (…euff…) è alzare il bavero del cappotto, già un po’ sgualcito dal tempo e dall’uso, e continuare a camminare. Sperando che prima o poi un piccolo tavolo a cui sedermi ci sia anche per me, con una sedia per allungare le gambe.
Già… Magari non così lussuoso…chi lo vuole? Ma un posto caldo, sicuro, un piano su cui calare le mie carte, e giocare una partita ben fatta. Finalmente mia.